ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

PROVVEDIMENTI REPRESSIVI PER la campagna #FedericoOvunque

La Questura di Terni, in un comunicato pubblicato ieri, parla in maniera generica di provvedimenti disposti nei confronti di 5 tifosi del Parma.
Lo fa senza mai menzionare l’oggetto vero della questione:
l’iniziativa per Federico Aldrovandi a cui la tifoseria del Parma come tantissime altre tifoserie ha aderito.
Questa omissione implicitamente ci spiega le vere ragioni di quei provvedimenti.
Come ce lo spiega il gesto infame della questura di Siena che ha strappato, oggi, la pezza con il volto di Aldro dalla balaustra della curva, fatto inammissibile del quale ci hanno appena informato i suoi Ultras.
Come ce lo spiegano le minacce ai sostenitori del Prato che ci denunciano questo: “Ad inizio secondo tempo, alcuni steward e poliziotti in divisa e non, (dopo aver strappato un drappo di Aldrovandi dalla curva del Siena) sono entrati nel nostro settore intimandoci (pena il DASPO) di levare lo striscione con la foto di Aldrovandi.”
Provvedimenti e gesti di una gravità enorme.
Di Federico, ragazzo di 18 anni ucciso da 4 poliziotti, non si deve più parlare.
Della risposta coordinata e di massa che hanno dato tantissime curve neanche.
Quando perdono si rintanano in un silenzio assordante con la complicità di giornali e tv, ma agiscono con la potente arma della repressione.
La repressione non fermerà né il ricordo né la lotta.
Invitiamo tutti i tifosi a segnalare pubblicamente eventuali multe e diffide ritorsive e ad informarcene.
Acad dal canto suo metterà a disposizione tutte le proprie risorse morali e materiali per assistere coloro che sono stati colpiti da questi provvedimenti.
#FedericoOvunque

Federico Aldrovandi, non cancellerete la nostra memoria. Federico è ovunque

Il divieto di far entrare la bandiera con il volto di Federico Aldrovandi, imposto ai tifosi della Spal nella trasferta romana, è un fatto troppo grave; troppo grave per relegare la nostra rabbia solo ai post sui social, troppo grave da necessitare una risposta di tutti.
Federico fu ucciso nel settembre del 2005 a soli 18 anni. Fu ucciso da 4 poliziotti che gli spezzarono il cuore fino a soffocarlo, rompendogli addosso due manganelli fino a procurargli 54 lesioni. “Schegge impazzite” fu la definizione che diede un procuratore generale a quelle persone, prima della loro condanna definitiva in Cassazione.
Quello che ha subito Aldro è una verità storica, oltre che giudiziaria, incancellabile come lo furono i fatti vergognosi successivi alla sua morte: negli applausi dei sindacati di polizia agli agenti condannati, nelle offese alla madre, nelle querele alla madre, nelle dichiarazioni folli e disgustose di certi esponenti istituzionali che hanno negato per anni l’evidenza.
Il divieto imposto ai tifosi della Spal non ha alcuna giustificazione.
E’ un atto di prepotenza e arroganza. E’ un atto da Stato di Polizia.
Abbiamo deciso di non rassegnarci alla denuncia e al racconto: se non volevano Federico in una curva, Federico glielo faremo trovare ovunque.
A pochi giorni dai fatti di Vicenza, dove Luca, un ultrà della Sanbenedettese è finito in coma e tuttora è in ospedale, è necessario mandare un segnale forte contro la violenza e gli abusi di polizia di questi ultimi decenni, affinchè non vi siano mai più altri Federico.
ACAD L’Associazione Contro gli Abusi in Divisa invita tutta la collettività a partire dalle tifoserie e dalle curve, oltre la propria fede e oltre i colori, ad esporre ove sia possibile l’immagine di Federico Aldrovandi con striscioni, magliette, foto, bandiere e qualsiasi mezzo ognuno ritenga più opportuno e ad accompagnare, dove realizzabile, il tutto con l’hashtag #FedericoOvunque.
Chiediamo a chiunque di far apparire Federico in ogni luogo possibile delle nostre città, con la dignità e il rispetto che la famiglia Aldrovandi ci ha sempre insegnato.
Sabato 9 dicembre e domenica 10 dicembre facciamogli vedere che non abbiamo dimenticato quello che hanno fatto a Federico, mostrando Federico ovunque, com’era da vivo.
#FedericoOvunque
#giustiziaeveritàperAldrovandi
#bastaabusi

Per informazioni, comunicazioni, adesioni:
Mail: infoacad@inventati.org
Facebook: ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus
Telefono: 3348016641

Segue appello in altre lingue. Leggi tutto

Abusi di Stato: verità insabbiate, impunità garantita

VENERDI’ 15 DICEMBRE
@Spazio Autogestito Grizzly Fano
via della Colonna 130, Fano (PU), zona campo d’aviazione
ORE 21:15

ABUSI DI STATO: VERITA’ INSABBIATE, IMPUNITA’ GARANTITA

Interverranno:
– Maddalena Benanchi (ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus)
-Diego Piccinelli ( Ultras Brescia 1911 EX-Curva Nord)
-Rudra Bianzino

In questo paese c’è una costante che si ripete negli anni e sembra inarrestabile: è l’abuso in divisa.
Ultima (in ordine cronologico)la vicenda di Luca Fanesi, ultras della Sambenedettese che lotta fra la vita e la morte, entrato in coma a Vicenza in una situazione ancora tutta da chiarire; di certo c’è che sia stato picchiato alla testa mentre scappava da una carica del reparto mobile intervenuto per sedare un momento di tensione fra le opposte tifoserie.
Da questo ultimo fatto accaduto il 5 novembre scorso ci siam interrogati e abbiamo sentito l’urgenza e la necessità di aprire un momento di confronto aperto in cui poter interagire con soggetti diversi.
Saremmo potuti partire da noi, dal fatto che chi fa delle scelte di vita ritenute sopra le righe in questo sistema diventa già di per sé un possibile bersaglio: per essere chiari, per chi è un attivista, un ultras o un soggetto ritenuto non governabile e non obbediente è più facile comprendere quella che spesso abbiamo definito “repressione” perchè è una costante che si vive sulla propria pelle, ma crediamo che il discorso investa le libertà di tanti e tante e non solo di alcune “categorie”.
Quello che ci preme discutere è il fatto che la violenza di certi reparti (celere,secondini e troppi altri ce ne sarebbero…) sono parte del sistema che gestisce l’ordine pubblico in questo paese; tale ordine è costantemente garantito con l’utilizzo della forza che sempre più spesso diventa libero arbitrio e abuso di potere.
Vogliamo ricordare un caso eclatante del settembre scorso, successo a Firenze, in cui due studentesse americane hanno denunciato di essere state stuprate da due carabinieri in servizio, i quali continuano a difendersi non negando il fatto,ma giustificando l’accaduto accusando le ragazze di essere state ubriache e al contempo, a loro dire, consenzienti.
L’ impunità che viene costantemente garantita alle FdO, il disarmante rituale in cui lo stato si auto-assolve con l’insabbiamento dei fatti e con processi-farsa in cui sempre più spesso la vittima diventa un soggetto che “se l’è cercata”, è ormai diventata una regola.
Viviamo in paese in cui si è impiegato anni per far votare al parlamento una legge sul “reato di tortura” che è stata completamente stravolta e annacquata tanto da essere una legge talmente vaga ed opinabile da aver scatenato durissime reazioni da parte di associazioni che si occupano da sempre della difesa dei diritti umani come “Amnesty International” che si è espressa a riguardo dicendo che
“Quella approvata dal Parlamento, che introduce con quasi 30 anni di ritardo il reato specifico di tortura nel codice penale ordinario, non è una buona legge. É carente sotto il profilo della prescrizione. Se la definizione accolta non può soddisfare, l’ipotesi di rinviare per l’ennesima volta, nella vaga speranza che un nuovo parlamento sapesse fare ciò che nessuno dei precedenti aveva fatto, sarebbe servita solo a chi – e sono ancora in molti – il reato di tortura non lo ha mai voluto, senza se e senza ma e in qualsiasi modo definito, considerandolo contrario agli interessi delle forze di polizia”
Il fatto che ci siano blocchi di potere che in questo paese considerino una legislazione adeguata sul reato di tortura e l’introduzione di codici identificativi per i reparti mobili, una lesione nei confronti delle Fdo è indicativo del contesto culturale in cui viviamo .
L’idea di dover costantemente vivere in un clima di paura in cui la sicurezza (che fa rima sempre più con militarizzazione) è diventata un ossessione che lascia libero arbitrio a operazioni repressive su larga scala e nei confronti di buona parte di cittadini è inaccettabile.
Ci sembra una tematica su cui fra soggetti diversi e con esperienze diverse valga la pena discutere, perchè crediamo che non si possa più morire di carcere(spesso per mano dei carcerieri), che non si debba finire reclusi perchè si ha una pianta d’erba in casa, che non si possa morire mentre si esce da uno stadio solo perchè si ha addosso il marchio “ultras” e che non si possa essere aggrediti perché si manifesta contro il G8 come successe nel massacro alla scuola Diaz di Genova.
Questa iniziativa nasce dalla convinzione che non debba più accadere nessun tipo di abuso giustificato dalla macchina del fango dei media che costantemente avvallano il teorema del
“quello che ti è successo te lo sei andato a cercare”.

Contro ogni abuso,
Verità e giustizia per tutte le vittime!
ALL LIVES MATTER!

TekNO Repression

Questo benefit party è stato organizzato in supporto a al coordinamento NoTap (Comitato contro la Trans Adriatic Pipeline), che resiste da mesi a un´iniziativa vergognosa contro il territorio italiano e i suoi abitanti, e all´organizzazione Acad (Associazione Contro gli Abusi in Divisa), che si batte da anni contro l´oppressione perpetuata dal governo sul popolo attraverso le cosiddette “forze dell´ordine”.

– Cos´è la TAP?
La Trans-Adriatic Pipeline é un gasdotto che parte dall’ Azerbaijan passando per la Georgia, la Turchia, la Grecia, l’Albania ed ora approdato in Italia (nella Regione Puglia).
Questo demoniaco progetto che attraversa i paesi ed i mari di mezzo mondo, oltre ad essere altamente nocivo per i territori che lo ospitano, è frutto di svergognati guadagni per le solite lobbie politiche e le affiliate mafie.
In Puglia é stata organizzato un coordinamento di resistenza, per evitare che il gasdotto prosegui fino in nord Italia, attraversando zone ad alto rischio sismico. Terreni privati vengono espropriati, ulivi secolari sono già stati abbattuti e molti altri sono in procinto di esserlo, per far spazio all´ennesimo scempio alla natura e all´infame logica capitalista.

– Sulla repressione:
Nei mesi scorsi la Polizia italiana si é resa autrice dell’ennesima repressione, violando i più basici diritti umani, effettuando dei veri e propri “rastrellamenti” in una zona ad alta concentrazione di giovani e di relativi locali di ritrovo, nel centro di Torino.
Il pugno duro dell’amministrazione Torinese ha letteralmente pestato e distrutto tutto ciò si trovasse sulla loro strada.
Lo stesso è avvenuto a Bologna, dove centri sociali occupati da molti anni, centro di programmi socio-solidali ed artistici, sono stati sgomberati con la forza e contro ogni diritto civile.

Mongolfiere Libere Project ed OSTeRIOT, dedicano il party e i suoi ricavati alle due associazioni, che supportano quotidianamente le battaglie contro questi fatti orrendi e tutte le forme di oppressione e repressione perpetuate con l´aiuto dei manganelli o tramite il potere economico dei colletti bianchi.
Siete tutti invitati a partecipare contribuendo in modo cosciente e consapevole.
Grazie all’informazione si può essere liberi di scegliere e di reagire, e la musica come tutta l’arte può essere un’arma per combattere l’ignoranza in cui ci vogliono far vivere.

ONE STRUGGLE, ONE FIGHT!

Forza Luca!

Luca dal 5 novembre lotta tra la vita e la morte. Luca, riferiscono i testimoni, ha subito forti violenze dalla celere che lo ha manganellato in testa fino a ridurlo in coma.
Come sempre la macchina del fango sta tentando di infangare il nome di Luca e insabbiare la notizia.
Luca sarebbe caduto da solo, come Stefano, federico, Paolo e tutti gli altri.
Noi non lo permetteremo.
Riceviamo e pubblichiamo questo appello.
FORZA LUCA!
“Luca Fanesi è un ultras della Sambenedettese di 44 anni padre di due figli piccoli che durante alcuni scontri in Vicenza-Samb è stato preso a manganellate in testa dalla celere. Luca è in coma in un ospedale vicentino da quel momento. La sua famiglia accorsa a Vicenza per stargli vicino è supportata in tutto e per tutto dalla stessa tifoseria del Vicenza. Nessuno ne parla, ne i media locali ne i media nazionali. Le forze dell’ordine stanno cercando di insabbiare tutto facendo passare l’accaduto come una caduta accidentale ma tutti hanno visto. Fai girare la notizia a tutti i tuoi “fratelli”.”

Minniti non sei il benvenuto – Firenze non ha paura!

MINNITI: FIRENZE TI SCHIFA!
A leggere i giornali, il ministro dell’interno Marco Minniti sarebbe la nuova stella della politica italiana. Che l’azione di un governo si riassuma nell’operato del suo ministro di polizia è già una chiara indicazione dell’aria che siamo costretti a respirare tutti i giorni. Quando poi il ministro in questione è uno che i mestieri dello sbirro e dello spione li ha studiati per una vita, imparando dai migliori “maestri” nel ramo disinformazione, controllo e repressione, c’è da essere ancora più preoccupati.
Se non bastasse, all’ombra del nuovo uomo forte volano tanti avvoltoi. Tra i tanti si distingue in peggio il “nostro” sindaco Nardella, così calato nella sua parte di sceriffo da superare a destra Minniti per chiedere ancora più sgomberi per chi è colpevole di non poter pagare un affitto. E così succede che il ministro di polizia diventi una bandiera da sventolare alla festa del PD oppure che venga invitato ad un convegno addirittura sulle religioni organizzato dagli amici degli amici, come succederà a Firenze sabato 23 settembre.
Lo abbiamo scritto quando siamo scesi in piazza in aprile contro quella che ora è diventata la legge Minniti-Orlando: la filosofia repressiva di questo governo non nasce oggi, ma è un passaggio dentro un percorso molto più lungo, che da decenni opera prima agitando l’emergenza del momento, che tutto giustifica, e poi dividendo tra “buoni” e “cattivi” ad uso e beneficio del potere costituito.
Però le infamie a cui abbiamo assistito in questi mesi devono secondo noi colpire allo stomaco chiunque mantenga un briciolo di umanità.
Prima Minniti ha fatto in modo di impedire i salvataggi in mare dei migranti. Poi ha pagato gli stessi tagliagole che fino a ieri gestivano il passaggio dei migranti sui barconi per tenerli rinchiusi nei lager libici dove subiscono ogni tipo di violenza. Infine ha deciso che fosse l’ora di riabbracciare il regime criminale dell’egiziano Al Sisi mettendo definitivamente in soffitta l’omicidio di Giulio Regeni.
Nel frattempo, le forze dell’ordine sgomberano, manganellano, moltiplicano i controlli nelle piazze per ripulirle di tutte le presenze sgradite, fermando e allontanando con i daspo chiunque venga individuato come non compatibile.
Una cosa secondo noi deve essere ben chiara: a tutto sono interessati Minniti, Renzi, Nardella, Salvini e compagnia brutta tranne che garantire la sicurezza da loro stessi sbandierata.
Uno stupro è una violenza ignobile, chiunque la commetta e dovunque avvenga. Ma per chi ci governa non è così: se i violentatori sono migranti, lo stupro diventa una bandiera da sventolare; se i violentatori sono uomini in divisa bianchi, lo stupro è un imbarazzo da nascondere o ridimensionare; se avviene nei lager libici, lo stupro semplicemente a loro non interessa. In tutti i casi, scelgono coscientemente di commettere una seconda violenza sulle vittime, facendone strumento di propaganda reazionaria e razzista oppure cancellando il loro dolore oppure ancora colpevolizzandole apertamente. In tutti i casi, non a loro interessa minimamente agire contro le vere cause della violenza maschile.
Siamo di fronte ad un potere che vuole con ogni mezzo mostrarsi capace di gestire le contraddizioni che esso stesso produce e, non riuscendoci, non esita a tappare la bocca a chiunque possa avanzare una critica. Ma noi non possiamo accettare che i nostri quartieri vengano desertificati e svuotati di ogni socialità, e che le uniche presenze legittimate nelle nostre strade siano turisti con il portafoglio gonfio, sbirri, militari, e pseudo comitati di cittadini benpensanti. Respingere la passività e l’isolamento, discutere collettivamente di quello che ci accade intorno, è fondamentale se vogliamo veramente difendere gli spazi, i momenti, le relazioni a cui teniamo di più. Per questo saremo in piazza nelle prossime settimane per manifestare tutto la nostra rabbia e il disprezzo per Minniti e il suo partito, e faremo sentire la nostra voce contro le politiche reazionarie, sessiste, razziste e di guerra del suo governo.

Tutte e tutti in piazza il 23 settembre a ribadire che Firenze rifiuta Minniti e le sue politiche!
La vera sicurezza sono lavoro, casa, istruzione, salute per tutti/e!
Firenze non ha paura!

Per adesioni:
nominnitifirenze@gmail.com

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