ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

Firenze: vietata assemblea con studenti e ACAD sul caso Magherini

Condividiamo il comunicato degli studenti del liceo Castelnuovo a seguito dell’ imposizione da parte del consiglio di istituto di vietare un momento formativo insieme ad ACAD.
Ci dispiace che un logo fatto per noi da #Zerocalcare, un artista famoso e apprezzato, che gira il mondo, un artista presentato e apprezzato perfino nella televisione RAI pubblica, intervistato da Fazio a “Che tempo Che fa” proprio nei tempi in cui disegnava per noi quel logo, sia stato la causa di questa vergognosa censura.
Siamo rammaricati e MOLTO perplessi per una causa che sembra un pretesto e una scusa per non parlare delle problematiche reali che investono tutti noi e per nascondere la gravità del meccanismo che sta dietro agli abusi delle forze dell’ ordine nel nostro paese. Chi censura la verità e gli Abusi è complice di tale meccanismo, ed è questa la cosa grave, non un disegno che con geniale ironia mette a nudo una problematica.
Sarebbe stato molto meglio se si fossero investite energie nel censurare dai pubblici uffici chi ha ucciso quella notte RICCARDO e chi ha assolto i suoi assassini nel terzo grado della giustizia italiana.
Andiamo avanti, denunciando questa censura e ci vediamo domani allo spazio autogestito in Polveriera a Firenze per l’assemblea programmata, che cambia sì luogo, ma che di certo non avete fermato.
La verità è più forte delle censure.

CASTELNUOVO SCUOLA DELLA CENSURA E DELLA VERGOGNA
Firenze, 3 marzo 2014
Riccardo Magherini si trova in San Frediano, arriva sul posto una volante dei carabinieri che lo ferma.
I militari lo terranno a terra a tal punto da soffocarlo e provocarne la morte fra le grida di dolore che squarciano la notte, fra le parole di Riccardo a ricordare il figlio a cui quattro uomini in divisa stanno strappando il padre.
Firenze, 15 novembre 2018
Nonostante due condanne, gli evidenti segni sul corpo di Riccardo, le numerose testimonianze e i video che da anni circolano in rete una vergognosa sentenza assolve i quattro carabinieri.
“Hanno seguito la procedura”
Quindi la loro “procedura” per la nostra “sicurezza” ci provocherebbe la morte?
Non si parla più nemmeno di mele marce ormai, è l’intero sistema ad essere marcio e a mostrare le proprie forze dell’ordine per quello che sono: assassini in divisa al servizio di un sistema repressivo che garantisce loro impunità.
Firenze, 28 gennaio 2019
Stavolta la vergogna non esce da un’aula di tribunale, ma da una scuola.
Al Castelnuovo il consiglio di istituto deve approvare le assemblee da svolgere nel corso del forum.
Fra quelle proposte dal collettivo vi è quella sul caso magherini insieme ad ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus, che viene rifiutata con l’assurda motivazione del logo dell’associazione, che a detta di certi soggetti non sarebbe adatto ad entrare in una scuola.
Non è la prima volta che al Castelnuovo succede qualcosa del genere, così come non è la prima volta che ACAD entra in una scuola a fare assemblea.
Stavolta però siamo ancora più incazzati e proviamo ancora più schifo per quanto avvenuto.
Quattro carabinieri hanno ammazzato un uomo nella nostra città e al Castelnuovo non se ne può parlare.
È stato detto da una sentenza che la procedura normale delle forze dell’ordine porta alla morte e al Castelnuovo non se ne può parlare.
Il silenzio è complice della violenza e vergognoso tanto quanto l’assoluzione; che osservino bene le foto di Riccardo tutti quelli che hanno avuto la brillante idea di bocciare questa assemblea e si facciano due domande prima di rimettere piede in una scuola.
A chi ha avuto questa grande trovata ricordiamo invece che non è finita qui e che la verità e la giustizia non passano né dalle aule dei tribunali né dai consigli di istituto.
Delle nostre storie, delle nostre strade e delle nostre scuole ci riprenderemo tutto, senza chiedere il permesso a nessuno!
GIUSTIZIA PER MAGHERINI!
Collettivo Cosmos Castelnuovo

COMUNICATO DI AGGIORNAMENTO SULLA MORTE DI ARAFET ARFAOUI

Il caso di Arafet NON è assolutamente chiuso.
Con gli elementi ad oggi noti, sia sulla dinamica dei fatti sia sull’autopsia, NON è possibile escludere che le concause di morte del ragazzo di 31 anni, avvenuta ad Empoli il 17 gennaio durante un fermo di polizia con mani e piedi legati, siano imputabili a terzi.
Sono ancora in corso accertamenti medico legali delicati e complessi e col passare dei giorni crescono i dubbi e lo sgomento per quanto successo quel maledetto pomeriggio: se qualcuno avesse agito in maniera diversa Arafet sarebbe ancora vivo?
La fase investigativa prosegue, molti ancora sono i dettagli incompleti.
Rispediamo al mittente ogni conclusione frettolosa e inopportuna di una “morte per droga” uscita su alcuni mezzi di informazione che si sono immediatamente adoperati per strumentalizzare le notizie contenute nella relazione preliminare del medico legale nominato dal PM. Un primo test tossicologico ha accertato sì la presenza di cocaina, ma non le quantità, ed è una follia senza alcuna base logica e scientifica accostare ad ora le cause della morte a tale sostanza psicoattiva senza averne determinato i livelli. Ma purtroppo anche questo è un film già visto, per Cucchi, Aldrovandi, Magherini e troppi altri morti nelle mani dello Stato. Un film dal triste copione ripetitivo, che demonizza la vittima e rapidamente la dipinge come carnefice di se stessa.
Ma la verità spesso è un’altra, è quella scritta da chi ha combattuto per anni contro i depistaggi, contro le false testimonianze e l’omertà, contro le lastre con fratture omesse (Caso Cucchi), contro ricostruzioni fantasiose di deliri per droga senza basi scientifiche (Caso Aldrovandi, Magherini ecc..), contro le scale assassine, contro i manganelli che diventano guanti (Caso Ferrulli), contro filmati manomessi ad arte per garantire l’impunità a chi aveva con violenza agito (Caso Scaroni).
È vero che la TAC di Arafet ha accertato l’assenza di fratture, ma questo non esclude altri tipi di morte, e qualcuno ci dovrà spiegare la presenza di echimosi e segni di colluttazione sul volto e su altre parti del corpo, qualcuno ci dovrà spiegare la presenza di altri sintomi interni che necessitano di una comprensione approfondita. Per interpretazioni meticolose e professionali, affiancheremo al prezioso lavoro del medico legale di parte anche ulteriori consulenze specifiche.
Manteniamo pertanto la massima prudenza e riserbo sulla vicenda perché l’autopsia, come le indagini, non è ancora terminata e perché la Procura non ha ancora messo a disposizione tutte le carte e i filmati delle telecamere richiesti, fondamentali per ricostruire quanto avvenuto quel giorno. Ribadiamo quindi che gli elementi ad oggi in mano all’avvocato e ai consulenti della famiglia di Arafet, non permettono di escludere alcuna ipotesi sulle cause della morte, c’è ancora molto da valutare e chiarire prima di arrivare a concludere. Dalle dichiarazioni raccolte dai testimoni, tra cui gli stessi sanitari, abbiamo una sola certezza: all’arrivo del 118 Arafet era già morto.
Anche ciò che è successo nel bagno, unico luogo senza telecamere, è un passaggio rilevante su cui dovremo concentrare attenzione e indagini, l’assenza di immagini video probabilmente non ci darà mai la certezza di cosa è realmente accaduto là dentro, ma tutti i test sul corpo di Arafet molto potranno dire su cosa ha eventualmente subito.
Stiamo svolgendo i numerosi accertamenti e così sta facendo la Procura, ma andiamo avanti per la ricostruzione della verità con la massima attenzione e con l’autonomia imposta dalla nostra esperienza, costruita sulle tante vergogne processuali a garanzia troppo spesso di un impunità inaccettabile che ha gravato sul dolore già immenso delle tante altre famiglie che hanno pianto i loro cari in questi anni. Siamo stanchi di tutta questa sofferenza, ma determinati nell’andare fino in fondo.
Nell’attesa di fondamentali novità che usciranno a breve, continuiamo a chiedere l’aiuto di tutti su questo caso, sia per mantenere alta l’attenzione, sia per ribadire l’importanza del contributo di tutti. Ad oggi, 01/02/19, il preventivo complessivo per tutti i consulenti che stanno già lavorando, ammonta a 5.200 euro, cifra probabilmente destinata a salire. Nell’immediato siamo riusciti a coprire con la cassa interna di Acad (soldi derivati dal tesseramento più altri benefit) gli anticipi ai consulenti per un totale di 1.000 euro, altre realtà si sono in fretta mosse per contribuire a sostenere le spese più urgenti. Molte famiglie delle vittime hanno rinunciato in passato per paura e per l’enorme sforzo economico spesso necessario in questo tipo di processi, per questo sottolineiamo la necessità di non lasciar sola la famiglia di Arafet e di portare avanti questa battaglia di verità e giustizia con la forza della solidarietà popolare.
VERITÀ E GIUSTIZIA PER ARAFET
ACAD-Onlus

Un fiore per Arafet

Una ferita al cuore del centro cittadino di Empoli, un ragazzo di 31 anni morto con le manette ai polsi e i piedi legati.
Molte bocche hanno parlato, tante falsità sono state scritte su giornali e social sulla persona di Arefet, come a dover per forza ed in fretta giustificare una morte assurda. Come se Arafet, criminalizzato ed infangato, se la fosse cercata.
Come se in Italia esistesse la pena di morte per 20 euro forse false.
Una morte oscura, durante un fermo di polizia, in circostanze ancora da chiarire che contengono in sé elementi inquietanti.
Quel che è certo è che il 17 gennaio è un giorno che ha scritto una pagina orribile per la città di Empoli, quel che è certo è che nessuno ha offerto brioche e cappuccino ad un ragazzo in difficoltà, perché Arafet ha trovato la morte.
Tutto questo è inaccettabile, per questo insieme agli Ultras dell’Empoli ed alle molte realtà politiche e sociali che ancora hanno a cuore le sorti di questa Città e di chi la vive, abbiamo sentito forte la necessità di stringerci intorno ad una famiglia che piange un proprio caro e chiediamo a tutte e tutti di dimostrare la propria la solidarietà nei confronti di una famiglia ferita e di un ragazzo che non c’è più, portando un fiore sul luogo della sua morte. Vogliamo compiere un gesto che ricordi Arafet con umanità e amore nel rispetto della sua dignità di essere umano e dei suoi diritti violati.
Invitiamo perciò tutte e tutti coloro che vogliano ricordare #Arafet e stare vicino al dolore dei suoi cari, ad unirsi alla dimostrazione che si terrà sabato 26 gennaio in via F. Ferrucci 4, dalle ore 11.00 alle ore 17.00 per lasciare un fiore dove un ragazzo di 31 anni ha lasciato la vita.

ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa Onlus)
CSA Intifada
Potere al Popolo Empolese Valdelsa
Gli Ultras della Maratona
USB Livorno
COBAS Empolese Valdelsa
PRC Empolese
Settembre Rosso
Arci Empolese Valdelsa
Non una di meno Empolese Valdelsa
Collettivo antipsichiatrico Pisa
Associazione Culturale Tra i binari
Samuela Marconcini, consigliera comunale Fabrica comune per la sinistra.
Per info e adesioni: acadfirenze@autistici.org

COMUNICATO DI ACAD ONLUS PER ARAFET ARAFAOUI

COMUNICATO DI ACAD ONLUS PER ARAFET ARAFAOUI

Arafet-ArfaouiArafet Arfaoui, ragazzo di 31 anni, è morto giovedì 17 gennaio in un Money Transfer durante un fermo di polizia, due poliziotti nella prima volante, tre nella punto nera sopraggiunta successivamente.
Un altro morto nelle mani delle forze dell’ordine. Un altro calvario.
Un altro interrogatorio ai familiari senza dire alla moglie del decesso, ma con un cadavere steso già a terra a pochi chilometri di distanza.
In un clima di odio dove se sei tunisino, ex facchino disoccupato con qualche precedente, per alcuni sembra valere la pena di morte per 20 euro.
Nessuna brioche e cappuccino per ARAFET ARAFAOUI ma una corda ai piedi e momenti terribili prima della morte. Leggi tutto

AGGIORNAMENTI IMPORTANTI DA EMPOLI

È Stato morto un altro ragazzo. A Empoli, in pieno centro. Arafette A., 31 anni, con una vita e una moglie in Italia. “Lavorava a Livorno, aveva il cuore forte, era una roccia”.
Siamo da poco usciti dalla sua casa, dove sua moglie ed altri familiari sconvolti e tritati dal dolore, hanno appreso da poco la notizia del (classico) “decesso per arresto cardiaco” del loro caro. Poco prima ci siamo precipitati sul luogo della morte e parlato con i testimoni oculari dei fatti che purtroppo raccontano un’ altra storia, agghiacciante, di tortura e violenza da parte delle forze dell’ ordine intervenute.
Ciò che è certo è che Arafette, dopo interrogatori e perquisizioni per un disguido di 20 euro ritenute dal gestore del “Taj Mahal” false, era nell’ unica stanza del locale dove non vi erano TELECAMERE insieme a due agenti, e ne è uscito senza vita. I dettagli dei racconti dei testimoni ci hanno lasciati sconvolti, abbiamo fatto tutto il possibile per far capire alla famiglia che non è sola e che se vorrà potrà contare sulle forze di una rete solidale che sarà al suo fianco, e su avvocati preparati che sono stati già allertati e sono pronti insieme a periti legali a scrivere la vera verità sulla morte di Arafette.
Ora inizia una corsa contro il tempo, la zona era transennata dai sigilli della Polizia di Stato, il corpo di Arafette ancora dentro, il Pubblico Ministero già sul luogo, l’ autopsia in programma per sabato, un copione già visto troppe volte di una morte per “infarto”, la dignità della vittima ricoperta di merda, una famiglia distrutta.
Vi terremo aggiornati e chiediamo a tutti e tutte il massimo aiuto per mantenere alta l’ attenzione su questo fatto gravissimo.
Acad-Onus

Alexis 15 anni per sempre

ALEXIS 15 ANNI PER SEMPRE
10 anni senza di te

06.12.2008 – Intorno alle ore 21 un poliziotto, durante un pattugliamento nel quartiere universitario di Exarchia ad Atene, spara a uno studente di quindici anni al petto uccidendolo, Alexandros Andréas Grigoropoulos, 15 anni.

Alexis mentre era con alcuni suoi coetanei in una piazzetta fu assassinato a freddo da un agente dei reparti speciali della Polizia. Epaminondas Korkoneas scese dall’auto, si avvicinò con calma al gruppetto di ragazzi e ragazze con cui poco prima aveva avuto un adiverbio, prese la mira e sparò. Poi, con tutta calma, tornò verso la sua auto e ripartì. Dalla radio diffuse una versione di comodo: la pattuglia era stata attaccata con dei sassi e delle bottiglie da un gruppo di estremisti e, per difendersi, era stato costretto a sparare in aria, ma un colpo accidentale aveva preso Alexis Grigoropoulos e lo aveva ucciso.
Se non fosse stato per le riprese realizzate da un abitante del quartiere col suo telefonino, sarebbe stata quella la versione ufficiale, e la parola, la testimonianza dei compagni che erano con l’adolescente al momento dell’esecuzione a nulla sarebbe valsa contro la versione di due agenti in divisa.

Un video reso pubblico il giorno seguente mostra che l’omicidio non è avvenuto nel corso di scontri, che il giovane ucciso non stava prendendo parte ad alcuna rivolta e che gli assassini hanno sparato intenzionalmente e senza apparente motivo come riportato in molte testimonianze dirette. Secondo le dichiarazioni degli amici e dei familiari il giovane studente si stava recando ad una festa presso degli amici.

ALEXIS NESSUNO TI DIMENTICHERA’ MAI! NESSUNO LI PERDONERA’ MAI!