Giovedì 12 Settembre presentazione di “Bisogna avere visto. Il carcere nella riflessione degli antifascisti” a cura Patrizio Gonnella e del prof. Dario Ippolito (docente di filosofia dell’Università Roma Tre), con la partecipazione di Acad Onlus e a seguire cena di finanziamento.
Venerdì 27 Settembre presentazione di “VLAD: Vademecum legale-Abusi in divisa” a cura di AlterEgo-Fabbrica dei diritti e di “Soli soli, morire a Regina Coeli” di Rossella Scarponi (Acad).
Sabato 12 Ottobre presentazione di “La buona educazione degli oppressi” di Wolf Bukowsky.
Il nostro centro sociale è attivo da 25 anni e si occupa di alcune attività politiche nella perfieria romana di Casal de Pazzi e Rebibbia. Proprio quest’ultimo è un quartiere splendido che prende nome, però, dall’omonimo carcere. Da sempre siamo presenti il 31 dicembre per salutare le detenute e i detenuti che passano l’ultimo dell’anno soli nel penitenziario. Non dimentichiamoli, ma soprattutto ci piace provare a capire insieme quali modelli la società rincorre, come la repressione sia uno strumento inefficace, quanto il sistema carcerario sia in antitesi alla democrazia.
Ne parliamo con voi, con gli autori dei libri che ringraziamo per aver partecipato a questo ciclo di tre presentazioni/ dibattiti sul tema della repressione e del carcere.
E in un centro sociale che ogni giorno prova a muovere piccoli passi da tanti anni, il sostegno delle persone che lo attraversano è la cosa più importante, soprattutto in questo momento dove La Torre, come tante altre realtà a cui va la nostra solidarietà, è sotto sgombero.

La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha accolto il ricorso dei legali della famiglia Magherini, depositato dopo la vergognosa sentenza di assoluzione in Cassazione del novembre scorso. La Corte Europea affronterà il caso del processo per l’omicidio di Riccardo, morto il 3 marzo 2014 nelle mani di 4 carabinieri in Borgo San Frediano a Firenze.
“Una sentenza sbagliata non diventa giusta solo perché confermata dalla Cassazione. Andremo alla Corte europea dei diritti dell’uomo”.
In queste ore ci è pervenuta la richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero. Come ormai prassi, purtroppo, la tendenza è quella di archiviare morti e pestaggi quando ci sono di mezzo le forze dell’ordine. Il PM ritiene che la morte di Arafet avvenuta a Empoli il 19 gennaio 2019, sia dovuta ad una “reazione emotiva data dal suo stato di salute di estrema agitazione” in seguito all’intervento della polizia e che questa agitazione insieme “all’assunzione di cocaina avrebbero determinato un arresto cardiaco da morte elettrica in corso di intossicazione” in un contesto, sempre secondo il PM, nel quale i poliziotti “hanno agito in maniera regolare” e lo stesso i sanitari del 118 intervenuti. Alla luce di questo, uniti alla Moglie e insieme all’ Avv. Giovanni Conticelli, legale di Arafet e nostro rappresentante nella difesa delle parti civili, dichiariamo a gran voce che non si condivide in alcun modo le conclusioni del pubblico ministero e che provvederemo, nei termini di legge di 20 giorni, a proporre opposizione al GIP chiedendo ulteriori accertamenti, con particolare attenzione alle cause di morte, poiché il medico-legale consulente della difesa (della Moglie e di ACAD-Onlus), ha individuato invece elementi clinici e medico legali riconducibili ad una sofferenza respiratoria da asfissia posizionale che sarebbe concausa della morte di Arafet al di là del suo stato di alterazione dovuto all’intervento della polizia e all’assunzione di cocaina. Per questi motivi faremo ferma opposizione al GIP chiedendo di accettare questi ulteriori elementi anche e soprattutto alla luce del fatto che tutta la fase di colluttazione e dell’arresto di Arafet non sono state riprese da telecamere in quanto il fermo stava avvenendo nell’unica zona del locale sprovvista e che la testimonianza degli stessi poliziotti e degli altri soggetti coinvolti dice che Arafet era tenuto a terra a pancia all’ingiù, in posizione prona con le mani ammanettate, le gambe legate da una corda fornita dal proprietario del locale e con un poliziotto che lo teneva per le caviglie e altri due che lo tenevano per le spalle. In questo contesto quindi, riteniamo che debba essere fatta assolutamente chiarezza in quanto, lo ribadiamo, non convince in alcun modo la conclusione prodotta dal pubblico ministero.
ASSOLUZIONE PER GLI IMPUTATI DEL PESTAGGIO SCARONI: CHIEDIAMO LA MASSIMA DIFFUSIONE.
Nuova udienza, in Tribunale a Imperia, del processo che vede sul banco degli imputati i due Carabinieri Fabio Ventura, 37 anni, e Gianluca Palumbo, 42 anni, accusati di omicidio colposo per la morte di Kaies Bohli, tunisino 26enne.