ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

Archivia 24 Maggio 2016

Tutti assolti! Comunicato di ACAD sulla Sentenza Ferrulli

Ieri, ancora una volta, dentro un’aula di tribunale, siamo stati testimoni dell’ennesima assoluzione a favore delle “forze dell’ordine”.
Tutti assolti i 4 poliziotti che dopo i fatti del 30 giugno 2011 erano imputati per l’ omicidio preterintenzionale di Michele Ferrulli.
La corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di primo grado del luglio 2015: assolti.
Rimangono le grida di Michele che chiedeva aiuto, mentre i 4 agenti sferravano pugni e manganellate sul suo corpo ormai a terra, a soffocare sull’asfalto.
Rimangono le vergogne di un iter processuale che ha fatto trasformare i manganelli in guanti pur di garantire un meccanismo perfetto che ha portato alla totale impunibilità degli agenti coinvolti.
Rimangono la rabbia e il dolore dei familiari che andranno avanti fino alla cassazione.
Noi, con loro, facciamo appello a tutti e tutte, affinché venga diffusa il più possibile la notizia di questa infame sentenza, perché la richiesta di verità e giustizia sia sempre più unanime e perché non accada mai più.
Ancora una volta siamo di fronte a l’evidenza terrificante di uno Stato che assolve se stesso.
Ancora una volta tanta rabbia.
Mentre chi ci governa insiste a non approvare leggi adeguate sulla tortura e numeri identificativi, nelle aule si continuano a servire vergognose sentenze che completano un quadro preoccupante fatto di impunità e attacchi verso familiari e vittime.
Poco prima di questa sentenza, sempre a Milano, sono stati assolti per insufficienza di prove i carabinieri accusati di aver pestato violentemente Luciano Isidro Diaz nella caserma di Voghera il 5 aprile del 2009: anche loro assolti, come se nessuno avesse provocato a Luciano la perforazione dei timpani di entrambi gli orecchi, il distacco della retina con la conseguente perdita della funzione visiva di un occhio e la compromissione grave per l’altro.
Non è stato nessuno.
Come se Michele non fosse morto.
Come se Luciano non fosse invalido a vita.
VERITA’ E GIUSTIZIA PER MICHELE FERRULLI E PER TUTTI GLI ALTRI.
Acad-Onlus

Firenze, udienza processo Magherini

E’ finita da poco l’udienza di oggi che era partita (malissimo) con la requisitoria del PM: il Pubblico Ministero ha sconcertato i presenti chiedendo una condanna irrisoria di 9 simbolici mesi, e più che “pubblica accusa” ha dato l’impressione di essere “pubblica difesa”, difendendo l’operato dei 4 CC imputati e riconoscendo loro tutte le attenuanti.
Incredibilmente la stessa pena è stata richiesta per la volontaria della CRI, Claudia Matta, che cercava di aiutare Riccardo quella notte, ricevendo l’ostacolo degli stessi CC che di fatto hanno anche impedito i soccorsi.
Un mese in più per il carabiniere Corni accusato anche di percosse.
Vergognoso e sconcertante. 9 mesi, gli stessi che si vedono in condanne per furti di poche decine di euro.
Questo valeva la vita di Riccardo per il PM Bocciolini?
La verità è emersa chiaramente dalle arringhe dei tre avvocati di parte civile Anselmo, Pisa e Alfano, che hanno perfettamente ricostruito ancora una volta la storia di quella notte e non solo, facendo emergere, da fatti oggettivi e incontestabili, tutti gli elementi inquietanti del fermo violento che ha portato alla morte di Ricky, delle indagini e della sede processuale. In particolare l’avvocato Anselmo ha da subito sottolineato come “Il pubblico ministero si è affrettato a dire che -non è stato un massacro- ma di fatto lo è stato perché ha prodotto la morte violenta di Riccardo Magherini.”
E come nella sua lunga esperienza in processi per vittime da FFOO il vero processo mediatico e politico inizialmente sia stato effettuato proprio ai danni della stessa vittima e come abbia riscontrato sempre “una solidarietà spontanea con gli autori in divisa di questi fatti con continue giustificazioni e azioni sostenute da tutte le parti per ripulire le coscienze di chi aveva commesso i fatti quella notte; ed ecco che ” la vittima diventa violenta e pericolosissima” la vittima diventa il colpevole che se l’ è cercata. “Anche dopo morto continuavano a contenere a terra il corpo -prosegue Anselmo-, come se potesse resuscitare e mostrarsi violento per poter motivare quello che avevano fatto. Una scena surreale l’immobilizzazione di un CADAVERE A TERRA PUR DI GIUSTIFICARE IL LORO OPERATO”, fuori da ogni logica continuavano a contenere quel corpo che doveva apparire a tutti i costi un violento che meritava quel tipo di intervento, “questo è accaduto, nonostante le smentite di tutti i testimoni che hanno negato il comportamento violento di Riccardo”.
Poi ancora parla di “Omertà e connivenza per coprire le FFOO” da parte del medico della croce rossa facendo ascoltare prove audio. E ancora della gravità delle azioni commesse nelle ore immediatamente successive ai fatti da parte delle stesse FFOO coinvolte che di fatto si sono attivate immediatamente per concludere le indagini, escludendo i test fondamentali che avevano visto il momento della morte, e chiamando a testimoniare, anche contro la loro stessa volontà, solo i presenti che potevano provare a dimostrare quanto “violento e cattivo fosse Riccardo nei momenti precedenti al fermo”.
“Tutte le direttive Europee, -prosegue l’Avv. Anselmo- e anche la Corte Europea per i diritti dell’ uomo, ci chiedono garanzie di trasparenza sottolineando che le FFOO coinvolte non possono essere partecipi delle indagini, ma sistematicamente tutte queste richieste vengono ignorate e disattese, TUTTE.”
“Ed ecco che si è attivata da subito tutta la macchina delle indagini condotta dagli stessi CC coinvolti. Comprese le dichiarazioni false del decesso durante il trasporto in ambulanza”.
Dalla ricostruzione fatta durante altre udienze dai tanti tester ascoltati, emerge chiaramente che Riccardo sia morto per strada, ma comunque il corpo viene portato via in ambulanza, come se dopo quaranta minuti in arresto respiratorio e quattro fiale di adrenalina ci fosse un altro modo di rianimarlo. Motivo? Riccardo non poteva morire per strada, sarebbe dovuto intervenire da subito un magistrato e scattare nell’ immediato le indagini contro l’operato dell’Arma. Meglio farlo morire in ospedale, e denunciarlo per rapina. Alle 3 infatti nella caserma si attivano tutti, nucleo scientifico e nucleo operativo, tutti a documentare i danni della RAPINA del telefono che Ricky aveva preso per chiedere aiuto. “NON il sangue di Riccardo sull’asfalto, quello viene ignorato”. Alle 3e30 gli stessi carabinieri coinvolti avevano già risolto il caso. Una macchina perfetta che alle 3e30 di quella stessa notte aveva già tracciato l’andamento di questo processo, dando a Riccardo la colpa della sua morte. Ma la macchina perfetta ancora non si ferma, -prosegue Anselmo- “si tratta di indagini a senso unico, come le prime 100 pagine della sentenza Aldrovandi, in cui in tutta la caserma di Ferrara nessuno metteva in discussione l’operato dei colleghi. Tutta un’intera arma per perquisire casa e macchina di Riccardo, PER DENUNCIARLO DA MORTO, PER CONCLUDERE LE INDAGINI FATTE DALLA STESSA ARMA COINVOLTA”. Quella notte sono state prodotte solo denunce CONTRO RICCARDO MAGHERINI, è impossibile dimenticare come i tasti dei CC che verbalizzavano si interrompevano quando una delle testimoni voleva mettere a verbale la violenza subita da Riccardo con ripetuti calci. Era già chiaro allora cosa è chiaro oggi. Con la messa in moto di un meccanismo automatico ripetitivo e perfetto, già rodato altre volte, è stata riscritta la storia di quella notte, ma non basta per coprire l’imbarazzo di medici e carabinieri tesi a difendere se stessi, non può bastare.
L’avvocato Alfano inoltre ha concluso la sua arringa chiedendo al giudice Bilosi di riflettere sulle richieste del PM e prendere in considerazione una pena maggiore a quella irrisoria richiesta dal P.M. di soli 9 mesi per i quattro carabinieri accusati di omicidio colposo.

BASTA IMPUNITA’!
VERITA’ PER RICCARDO E PER TUTTI GLI ALTRI!
Da Firenze, Acad-Onlus.