ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

Archivia 22 Giugno 2019

Mai più morti di Stato: come difendersi dagli abusi in divisa?

Presentazione di VLAD (Vademecum Legale contro gli Abusi in Divisa), uno strumento a disposizione di tutte e tutti per difendersi dagli abusivi e dalla violenza di Stato.

Ne parliamo con:
Avv. Riccardo Bucci – Alterego – Fabbrica dei diritti
ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus
Nunzio D’Erme – Osservatorio Repressione
Sportello Tuteliamoci di Lab! Puzzle

Il lungo processo sulla morte di Stefano Cucchi, con l’emergere di complicità, depistaggi e insabbiamenti di Stato durati dieci anni con il coinvolgimento di elementi di vertice dell’Arma dei Carabinieri, ha reso evidente a tutti con la sua drammaticità che in Italia esiste un problema di cultura democratica delle forze dell’ordine. Inoltre carceri, commissariati e caserme continua a essere coni d’ombra dove avvengono violenze e abusi, mentre la repressione del dissenso sociale diventa la norma.

La serata prosegue con Giorgio Canali + Slam Poetry e Kento @iFest2019:

Ore 20.00 SLAM POETRY contest di parole, versi, fantasie, poesie
Ore 21.00 GIORGIO CANALI + Progetto Panico
After show KENTO + Dj Fuzzten

Bologna: Presentazione ACAD e Stop al Panico

ACAD – Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS è un’associazione che si prefigge di assistere tutti coloro che sono stati vittima di abuso da parte delle forze dell’ordine e di denunciare questi ultimi affinché non restino impuniti. Si occupa inoltre di dar vita ad un osservatorio operativo atto a monitorare e contrastare la situazione di tali abusi.
L’associazione di Mutuo Soccorso per il Diritto di Espressione si prefigge di aiutare e sostenere le spese economiche di tutti coloro che hanno processi in corso per aver fatto parte di movimenti, di occupazioni o per essersi trovati a scontrarsi con le forze dell’ordine. Ci presenteranno il vademecum Stop al Panico! : “una ricognizione ragionata nelle trame del processo penale pensata per chi prende parte a manifestazioni di piazza e movimenti dal basso”.
Sarà una giornata a cui tutti noi isolan* teniamo moltissimo perché in questo momento storico è fondamentale essere consapevoli di quali siano i nostri diritti, come ci dobbiamo comportare di fronte alle forze dell’ordine, cosa costituisce reato e cosa no. È altrettanto importante conoscere e ricordare tutti coloro che hanno trovato la morte, gravi menomazioni e danni fisici e psicologici per mano del braccio armato dello stato ed essere consapevoli della portata di questo triste fenomeno.
Vi aspettiamo numerosi!

mercoledì 12 giugno dalle ore 18:00
Laboratorio L’Isola
via del Terrapieno, 22/B, 40127 Bologna

L’APPARATO STATALE E IL CASO CUCCHI: LA QUESTIONE INCIVILE DELLA COSTITUZIONE PARTE CIVILE

Pochi giorni fa, ci siamo trovati di fronte ad una notizia che ci ha lasciati attoniti, senza parole, tanto da portarci a mettere per iscritto il nostro ragionamento collettivo.
L’Arma, col generale Nistri, il ministero della Difesa, il Ministero dell’Interno con Salvini e il Presidente del Consiglio Conte, hanno presentato istanza di costituzione parte civile nel processo che vede coinvolti otto carabinieri, accusati di depistaggio sul caso della morte di Stefano Cucchi.
Tutte le più alte cariche dello Stato costituite parte civile in un meccanismo di autoassoluzione che punta a scaricare la colpa sugli ultimi del sistema abusi, i carabinieri, per ripulire il sistema di comando stesso.
Il Ministro Salvini sì, proprio lui che a La Zanzara su Radio 24 dichiarava che “La sorella di Cucchi si deve vergognare”. Quello che “i legali fanno bene a querelare la Signora Ilaria Cucchi e lei dovrebbe chiedere scusa”.
Quello che, vestito con la divisa della polizia, dichiarava a tutte le testate nazionali che sarebbe stato sempre e comunque con le forze dell’ordine – aggiungendo che gli sembrava difficile pensare che ci fossero poliziotti o carabinieri che “pestano per il gusto di farlo”, chiede un risarcimento per danni morali allo Stato (a se stesso) di 120 mila euro. Un po’ come se Giovanardi chiedesse i danni morali per la morte di Federico Aldrovandi. Sconvolgente.
L’impegno continuo -nove lunghissimi anni di lotte – da parte della famiglia Cucchi, degli avvocati, delle altre famiglie delle vittime, delle tante realtà ed associazioni attive e solidali, la grande importanza comunicativa del film “Sulla mia pelle”, hanno ottenuto una solida conquista in termini di consapevolezza di massa: tutti in Italia, e non solo, sanno come è morto Stefano, tutti sanno del grande meccanismo di abusi che ha portato alla sua morte, un sistema che per anni ha coperto la colpevolezza dei tanti uomini di Stato coinvolti a più livelli, dall’Arma, ai medici, ai giudici.
Mele marce? No davvero.
Ad essere marcio è l’intero sistema, che negli anni non si è fermato, ma ha continuato ad uccidere, reprimere, insabbiare, negare, autoassolversi, senza mai smettere.
Questo risultato ha avuto non poche conseguenze per la credibilità istituzionale, lo Stato stesso si è sentito messo sotto processo dal negativo giudizio dei molti cittadini che si sono giustamente indignati, manifestando una solidarietà smisurata nei confronti della famiglia Cucchi e hanno inevitabilmente perso progressivamente fiducia verso l’Arma e gli altri livelli istituzionali.
E quindi come dobbiamo interpretare dopo 9 anni, questa richiesta di danni agli imputati?
Ci viene difficile ignorare che, mentre si presentava la richiesta di costituzione di parte civile, l’Arma continuava a mobbizzare due dei teste-chiave, quali l’appuntato Casamassima e la sua compagna e collega Maria Rosati e il ministro Salvini spediva i reparti DIGOS e celere di mezza Italia a tappare la bocca a chi esercitava il legittimo diritto di manifestare o anche il solo diritto di cronaca. Fu lo stesso Matteo Salvini che, quando finalmente la responsabilità dei carabinieri fu sotto gli occhi di tutti, si permise di ripetere ad Ilaria che si sarebbe dovuta vergognare.
Una mossa processuale che sembra quasi un tentativo di marketing da parte dello stato, nient’altro che forzare i presupposti per creare nell’opinione pubblica una nuova ondata di consensi, più entusiasta di prima perché “Chi sbaglia paga ed è lo Stato in primis a pretenderlo!”.
Non è così. Non sono, purtroppo, casi isolati. Sono tanti i nomi di chi ha perso la vita nelle mani dello Stato, sono continui gli abusi giornalieri manovrati dall’alto da una regia di comando.
Sfruttano magistralmente la deriva autoritaria di questo governo, scegliendo di sacrificare qualche uomo per un bene maggiore, quello di salvare la buona nomea dello Stato e delle forze dell’ordine, facendo un tiepido ‘Mea Culpa’ non solo poco credibile dopo anni, ma ipocrita e persino offensivo verso tutti gli altri casi di abusi ignorati dove gli imputati continuano ad essere assolti processo dopo processo, un appello dopo l’altro.
E’ nostro dubbio che questa costituzione parte civile altro non sia che la peggiore e più subdola delle strategie, quella di autoproclamarsi vittime con le mani ancora sporche di sangue, quella di autoassolvere la regia cercando deboli colpevoli. Creando un meccanismo pericoloso, attuando delle convinzioni distorte per rinnovare una fiducia nelle istituzioni che i fatti di ogni giorno smentiscono clamorosamente.
Quello di cui però siamo convinti e che ci preoccupa molto, è che così facendo, si tende ad avallare la teoria delle mele marce, teoria che noi non abbiamo mai sostenuto, proprio per far capire alle persone che no, non sono solo casi isolati, che la violenza delle forze dell’ordine fa parte di un sistema che va cambiato e che non è affatto vero che chi sbaglia paga, perchè se così fosse, gli assassini di Aldrovandi non vestirebbero più una divisa, quelli che hanno massacrato Ferrulli non potrebbero più prestare servizio, quelli che hanno torturato Aldo Bianzino nel buio di una cella avrebbero almeno subito un processo e quelli a cui è finito in mano Uva non sarebbero stati assolti perchè il fatto non sussiste.
Gli abusi non sono altro che l’esigenza dello stato di controllare le masse e di una “cultura” autoritaria radicata all’interno delle forze dell’ordine fin dalle fasi del reclutamento e dell’addestramento e non saranno certo tentativi poco credibili a risanare una voragine incolmabile.
ACAD-Onlus

La società del controllo – Sherwood Festival 2019

Sicurezza, repressione e abusi

lunedì 24 giugno
ore 21:00
Sherwood Books & Media
Sherwood Festival

Intervengono:
Elena Guerra, sorella di Mauro Guerra, il 32enne di Carmignano di Sant’Urbano, ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere per difendere un collega, aggredito dal giovane nel tentativo di sottrarsi ad un TSO (trattamento sanitario obbligatorio)
Natalia Fuccia (Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus – ACAD)
Riccardo Bucci (Avvocato dell’associazione Alterego)

Presentano:
Irene Sandri (Collettivo SPAM)
Davide Drago (Radio Sherwood)

Siamo proprio sicuri che più polizia equivalga a più sicurezza?
Abbiamo pensato a quest’incontro proprio per confutare questa associazione tanto in voga in questi anni.
Dal Daspo come strumento di esclusione dagli stadi e dalle nostre città; dalla legittimità dei fermi e degli arresti; dal TSO alla violazione dei diritti; fino ad una riflessione sulla gestione repressiva dell’ordine pubblico.
Attraversando tutti questi punti vi accompagneremo nella riflessione su quelli che, a tutti gli effetti, possono considerarsi abusi di Stato.

Presentazione: La rabbia sul fondo/VLAD

Giovedi 30 maggio dalle 21:30 a Strike spa Roma presenteremo insieme all’autore la graphic novel “La rabbia sul fondo” di Daniele De Sando in arte The Sando e “V.L.A.D. Vademecum Legale contro gli Abusi in Divisa” insieme alle associazioni ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus e Alterego – Fabbrica dei diritti
Cena dalle 21:00 a cura di  Strakitchen Strikespa

La Rabbia sul Fondo: un titolo che apre un orizzonte su una riflessione che solo in profondità deve dirigersi. De Sando lo fa. Con una straordinaria economia di parole, Daniele rende empatico il.dolore del protagonista.
Non ci racconta il livido, ma la realtà del dolore che l’ha provocato.

Vlad, prova a ricostruire la normativa che riguarda identificazioni, perquisizioni, misure preventive e cautelari, all’interno del Vademecum trova spazio anche lo studio delle forme di auto-organizzazione. Perché tra gli strumenti di lotta oltre alla conoscenza dei nostri diritti deve trovar posto la conoscenza delle strutture che possiamo costruire e per mezzo delle quali possiamo difenderci sia da un punto di vista organizzativo (collettivi, associazioni e cooperative) sia da un punto di vista della comunicazione della lotta (social-media e giornalismo).
http://www.abusivlad.it/
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Dal 23 aprile Strike è sotto sgombero: insieme a altre 23 occupazioni abitative e non, è uno degli spazi liberati che vogliono cancellare da Roma. Non faremo un passo indietro per difendere questo spazio, perché sappiamo che è la nostra libertà a essere in gioco: la libertà di esprimerci, la libertà di creare conflitto, la libertà di immaginare una città diversa.
A voi chiediamo di continuare ad attraversare Strike e le sue iniziative con la consapevolezza che facendolo, state difendendo un luogo di Resistenza che è anche vostro.

✗ Iscriviti al canale Telegram “Centro Sociale Strike Casalbertone” per sapere quello che succede ✗

#StrikeNonSiTocca
#BeReadyForNoSgomberi

Strike Spazio Pubblico Autogestito Antifascista, Antirazzista, Antisessista

Presidio DEL Maggio

Sabato 25/5/19 dalle 14:30 sotto la casa circondariale di Viterbo
In solidarietà ai detenuti e ai loro familiari, perché parlare di carcere è sempre più necessario, per non lasciare sola/o nessuna/o, né dentro, né fuori.
Vi invitiamo tutte e tutti a portare il vostro contributo con musica, lettere e voci.
Noi porteremo casse e microfono per trasportare le nostre parole oltre le mura del mammagialla.

🚞-Dove
Strada Statale, Str. Santissimo Salvatore, 14/B, Viterbo.
🚗-Come arrivare in auto
dalla città di Viterbo percorrendo la Via Teverina verso verso Celleno – Bagnoreggio.
🚌-Con i mezzi
linea 5 Francigena trasporti città di Viterbo, 4 corse al giorno – 2 con destinazione Viterbo, 2 con destinazione Grotte, O, cotral via Diaz a 3 minuti da stazione p. Romana per Farnese o Bagnoreggio, scendi dopo 5 fermate Prvle Teverina e 3 km a piedi.

“Anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti”

🔴Perché Viterbo?

Al Mamma gialla, secondo quanto scritto nelle lettere di seguito riportate, si sono consumati pestaggi e torture:

(Riportiamo stralci di lettere dei detenuti inviate a Patrizio Gonnella presidente di Antigone e pubblicate sul Manifesto).

“Mi hanno tenuto in mutande di inverno per giorni in una ‘cella liscia’ e sono stato preso a pugni, ho la testa piena di cicatrici”. “Hanno tre squadrette solo per menare i detenuti”. “Se dico qualcosa qua mi menano”. “Sempre più torno a convincermi di trovarmi in un mondo infernale. Si ricevono umiliazioni da parte delle guardie quando nelle perquisizioni che effettuano settimanalmente lasciano la tua cella sottosopra. La divisa che indossano dà loro un potere, non dà loro nessun onore e possono quindi infierire sul detenuto, come e quando vogliono, renderlo indifeso. Sono diverse le storie di percosse che han subito alcuni detenuti della mia stessa sezione e rimangono celate nel silenzio. Qui si vive con la paura individuale, il buio, gli incubi. Per ora ancora sopravvivo, ma quando uscirò da questa struttura lotterò perché la verità esca fuori”.
E ancora: “Sono stato malmenato dalle guardie, picchiato forte da farmi perdere la vista all’occhio destro. Un trauma alla testa per le pizze e i pugni che ho preso senza motivo, perché ho chiesto più volte all’appuntato di poter andare a scuola e le guardie mi rispondono: ‘A scuola non ci vai’. Io gli rispondo: ‘Fate i mafiosi con me senza motivo’. Passano quattro o cinque minuti e mi vengono ad aprire la cella. Mi portano per le scale centrali e lì hanno cominciato a picchiarmi forte tra calci, schiaffi, pugni e sono intervenuti altri con il viso coperto. Erano otto o nove. Mentre mi menavano dicevano: ‘Noi lavoriamo per lo stato italiano, negro di merda. Perché non torni al paese tuo?’”.