ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

AGGIORNAMENTI PROCESSO TRAORE

Si è tenuta ieri pomeriggio, a Palmi, una nuova udienza del processo per la morte di Sekine Traore, bracciante maliano di 27 anni ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere l’8 giugno 2016 nella tendopoli di San Ferdinando (RC).

Nel corso dell’udienza è stato sentito come testimone il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Sekine e gli esami sulle ferite dell’imputato.

Il medico ha descritto quanto eseguito nel corso dell’esame, evidenziando come il proiettile abbia colpito Sekine sotto l’ombelico con una traiettoria da sinistra verso l’alto, andando a colpire la milza e provocando così la morte per emorragia, ipotizzando una distanza tra vittima ed imputato di circa 50 centimetri.

Gli esami tossicologici eseguiti sulla vittima hanno poi avuto tutti esito negativo, smentendo così la narrazione fantasiosa dei primissimi giorni che descriveva Sekine come una persona sotto effetto di alcol o droghe.

L’imputato ha invece ricostruito i momenti che hanno portato alla morte di Sekine, confermando la prima versione fornita dai carabinieri: un intervento per una lite nella tenda adibita a bar con una persona armata di coltello da cucina, l’arrivo nella tenda di quattro carabinieri e due poliziotti che tentano invano di disarmarlo quando ormai nella tenda non era presente nessun’altra persona, per poi arrivare allo sparo in seguito ai diversi tentativi – qualcuno riuscito – di accoltellamento.

Al di là dell’esito del processo, dall’istruttoria dibattimentale emerge un dato che difficilmente potrà essere smentito, ovvero che la morte di Sekine non è solo la diretta conseguenza dell’azione del singolo carabiniere che ha materialmente sparato, ma di un intervento completamente sbagliato in ogni suo passaggio.

All’arrivo degli agenti Sekine, in evidente stato di agitazione, si trovava da solo all’interno della tenda con un coltello da cucina in mano, senza possibilità di arrecare danno a nessuno. L’ntervento dei sei agenti non solo non è servito a calmarlo, ma al contrario ha esasperato una situazione che poteva risolversi senza alcun pericolo per nessuno.

Il processo è stato così rinviato all’udienza del 24 febbraio 2023, ore 14.30, per l’esame dei testimoni della difesa e le discussioni.

Come sempre ACAD continuerà a pretendere verità e giustizia per Sekine, dentro e fuori dal tribunale.

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Sparò a migrante, rivista l’accusa

Reggio Calabria. Sekine Traorè venne ucciso a San Ferdinando dal colpo sparato da un carabiniere.

Dovrà rispondere del reato di eccesso colposo di legittima difesa Antonino Catalano, il carabiniere che l’8 giugno del 2016 ha ucciso nella tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, il giovane 27enne rifugiato del Mali, Sekine Traorè.
Il processo avrà inizio il 2 maggio 2018 nel tribunale di Palmi. Competente sarà il giudice monocratico, essendo l’accusa relativa ai reati per i quali sono previste pene minori. I legali dell’imputato hanno avanzato la proposta di rito abbreviato condizionato all’esame degli altri tre carabinieri presenti. L’avvocato di parte civile si è opposto: «Sarebbe stata una prova tutta sbilanciata in favore dell’imputato dal momento che i carabinieri affermavano che la situazione era fuori controllo, contrariamente a quanto dichiarano i due poliziotti intervenuti che invece affermano che era sotto controllo al momento dello sparo». La proposta della difesa del carabiniere è stata rigettata dal giudice. Ammessa invece la costituzione di parte civile dell’Associazione Contro gli Abusi in Divisa che in dibattimento sarà rappresentata dall’avvocato Santino Piccoli.
Poco chiare sono apparse sin dal principio le circostanze che hanno portato all’uccisione del giovane migrante, raggiunto da un proiettile all’addome esploso dalla pistola del militare. Di sicuro all’interno della tenda adibita a bar improvvisato, si verificò una colluttazione per cause che adesso spetta all’autorità giudiziaria chiarire. Da una prima ricostruzione dei fatti, in preda a un raptus la vittima avrebbe più volte aggredito il carabiniere con un coltello, prima che il militare estraesse la pistola e facesse fuoco.
Sekine Traorè, che viveva in Francia, era sceso in Italia tre mesi prima per rinnovare il permesso di soggiorno. A San Ferdinando e nei dintorni, centinaia di africani sfruttati nella raccolta di agrumi e ortaggi, da anni vivono in condizioni di sostanziale apartheid. Nelle ore successive all’uccisione del giovane malese, i migranti manifestarono davanti al municipio del paese. Il presidio si protrasse per alcuni giorni all’ingresso della tendopoli, dove gli abitanti respinsero i camion di aiuti umanitari, in segno di indignazione. Un comitato spontaneo ha chiesto in questi mesi giustizia e verità per Sekine.

Claudio Dionesalvi
Il Manifesto 05.01.2018

IMPORTANTE: AGGIORNAMENTO DA REGGIO CALABRIA, PROCESSO SEKINE TRAORE

Si è appena conclusa davanti al GIP di Palmi l’udienza preliminare per l’omicidio di Sekine Traore.
Oggi Sekine Traore, arrivato con un barcone nel 2016, schiavo delle nostre campagne, ridotto alla fame, allo stremo e sfruttato dal nostro Stato capitalista che lo ha reso ultimo tra gli ultimi e poi ucciso con un colpo di pistola sparato da un carabiniere dentro la tendopoli di San Ferdinando (vicino a Rosarno), ha iniziato un processo contro il suo assassino.
Acad “accompagnerà” Traore in questa lunga strada per “rivivere”.
Oggi, con questo fatto che diviene un precedente importantissimo, è stata scritta una nuova e inedita pagina nella lunga storia degli abusi nel nostro paese.
Ma ci rimane un forte amaro in bocca.
I fatti di oggi hanno visto ACAD presente in Udienza con richiesta di costituzione di parte civile.
La difesa dell’imputato si è opposta alla costituzione di parte civile della nostra associazione nonché del cugino di Sekine per “carenza di interesse”.
Il giudice ha ammesso la costituzione di parte civile di ACAD riconoscendo la lesione dei propri interessi derivanti dal reato.
Purtroppo ha rifiutato il cugino.
Quindi la difesa dell’imputato ha chiesto il rito abbreviato condizionato all’esame di tre carabinieri operanti. Procura e parte civile si sono opposte ed il giudice ha rigettato tale richiesta di rito abbreviato.
A seguito delle conclusioni delle parti il giudice ha disposto il rinvio giudizio per l’udienza del 02/05/2018 ma il processo viene spostato al tribunale monocratico, che è solito giudicare reati con pene minori: omicidio per legittima difesa con eccesso colposo.
Sarebbe stato diverso se il capo di imputazione fosse stato idoneo alla realtà dei fatti per rendere piena giustizia a Sekine, perché è stato un omicidio, non un errore.
Ma visti i precedenti, come nel processo per Carlo Giuliani ad esempio, è già importante che il tutto non sia stato archiviato per uso legittimo delle armi.
Oltre all’ amaro in bocca, rimane il risultato ottenuto per Traore e per ACAD che con la costituzione di parte civile sará parte attiva in questo processo.
Ciò diviene un fondamentale evento storico per le migliaia di vittime africane nel nostro mare e nelle nostre campagne.
Traore non ha avuto e forse non avrà mai servizi ai tg, paginoni di giornali, non avrà un popolo -ormai vittima del razzismo più crudele- indignato, ma noi ci siamo e ci saremo.
Per gli ultimi e con gli ultimi.
Anche in tribunale abbiamo oggi il primo ragazzo di colore che da schiavo diventa uomo degno.
È morto per una vita migliore, è morto per noi, per raccogliere le nostre arance, è morto per vivere, ucciso dal braccio armato del nostro Stato.
E oggi in tribunale siamo riusciti ad inchiodare lo Stato italiano alle proprie responsabilità.
Sekine Traore avrà un processo.
Il primo per un “neGro” schiavo ucciso dalle forze “dell’ordine”.
Il made in Italy ha il prezzo della loro vita e il colore del loro sangue.
Ricordiamocelo, sempre, ad ogni spremuta, ad ogni mandarino sbucciato, ad ogni pomodoro, ad ogni kiwi, ad ogni frutto dolce ma amarissimo.
Basta impunità!
Mai più!
Verità e giustizia per Sekine Traore

Acad in ogni città: aperto Acad point anche a Lamezia

Sabato 31 gennaio, allo Spazio Sociale Terra e Libertà, si è tenuta la presentazione di Acad – Associazione contro gli Abusi in Divisa Onlus, realtà ormai consolidata a livello nazionale che dà supporto e assistenza legale a chi subisce abusi e violenze da parte delle forze dell’ordine.
All’iniziativa, organizzata dal Collettivo Autonomo Altra Lamezia e aperta a molte altre realtà locali, hanno partecipato membri dell’associazione che, dopo aver proiettato il video “perché non accada mai più. Le morti di stato”, hanno illustrato l’attività svolta da Acad, il sistema di segnalazione degli abusi tramite numero verde e lo stato dei diversi processi che stanno seguendo in tutta Italia.
Ottimi spunti di discussione per un dibattito che ha registrato diversi interventi di persone interessate a sostenere attivamente il progetto.
In chiusura dell’iniziativa, si è ufficializzata la nascita di un Acad Point – il primo in Calabria – anche a Lamezia, che troverà il proprio spazio nell’ambito dello Sportello Sociale Autogestito “Ciccio Svelo”, in definizione all’interno dello Spazio Sociale Terra e Libertà.
Nelle prossime settimane saranno organizzate ulteriori iniziative in sostegno all’associazione.

Collettivo Autonomo Altra Lamezia