ACAD

-Associazione Contro gli Abusi in Divisa – ONLUS –

TUTTI SCAGIONATI PER LA MORTE DI ARAFET ARFAOUI

IL GIUDICE DISPONE L’ARCHIVIAZIONE. INGIUSTIZIA È FATTA.

LEGALIZZATA LA TECNICA DI TORTURA IN POSIZIONE PRONA.

Dopo la notizia di archiviazione definitiva, ci siamo presi un giorno per scrivere queste righe, un giorno lunghissimo di delusione, dolore e rabbia. Abbiamo seguito questo “caso” fin dai primi istanti, quando ancora il cadavere di Arafet era caldo nel cuore di Empoli, e sua moglie non sapeva neanche che era morto, invitata a raggiungere il commissariato perché suo Marito aveva “combinato un altro disastro”.

Il disastro invece l’avevano commesso loro.

Facciamo una fatica incalcolabile a digerire questa gravissima dimostrazione di impunità per le forze dell’ordine.

ARAFET ARFAOUI non avrà mai un processo. Non avrà mai “giustizia”.

Un uomo muore nelle mani delle forze dell’ordine, ammanettato, legato ai piedi con una corda come carne da macello.

Muore dopo una colluttazione nel bagno privo di telecamere che possiamo solo immaginare, ma ben scritta nei 23 segni di ecchimosi sul suo corpo.

Muore con 5 poliziotti addosso, che per 15 minuti continuano a schiacciarlo al suolo, anche dopo che non si muoveva più, continuando a dire che è violento impedendo di fatto un tempestivo intervento dei sanitari, in ritardo di ben 5 minuti nonostante Arafet sia già agonizzante, in evidente stato di difficoltà, immobile e inerme, senza manifestare alcun cenno di violenza, MAI, (come confermato dai video e dalle dichiarazioni dei sanitari) ma continuano a tenerlo schiacciato in posizione prona, tra lancinanti gemiti di sofferenza registrati durante la telefonata fatta al 118 in quei tragici momenti.

È morto con un consistente edema polmonare, tale da rendere un polmone grande il doppio dell’altro.

MA PER LA GIUSTIZIA ITALIANA VA TUTTO BENE.

È stata archiviata la posizione dei sette indagati per omicidio colposo: cinque poliziotti, un medico e un’infermiera del 118, per la morte di Arafet Arfoui, 31enne, avvenuta il 16 gennaio 2019 durante un controllo di polizia a Empoli.

Tutti scagionati, tutti innocenti. Arafet è morto da solo, per le due birre, un estathe’ e le tracce di cocaina assunta. Tracce, lontane anni luce dalla dose per intossicazione acuta, come dimostrato dalle perizie di parte della moglie Azzurra e di Acad. “un arresto cardiaco provocato proprio dal combinarsi dei fattori di rischio”, quali “ingestione combinata di cocaina e alcol e stress psico-sociale” conclude il Giudice.

È morto di paura?

Ma ciò che è ancora più grave della morte di un uomo che non trova verità e giustizia, sono le parole del perito riprese dal giudice Mancuso nell’ordinanza di archiviazione: “L’assenza del nesso causale rende superfluo indagare eventuali profili di colpa nell’operato del personale di polizia, essendo a questo punto irrilevante il fatto che gli agenti abbiano tenuto Arfaoui in posizione prona piuttosto che di fianco come raccomandano i manuali operativi in uso alle forze di polizia”.

“IRRILEVANTE”???

Secondo il perito la posizione prona non ha effetti nocivi.

Ma se ci sono altre decine e decine di precedenti mortali, se ci sono direttive che dicono ai poliziotti di non tenere le persone arrestate in posizione prona o comunque di spostarle subito su un fianco soprattutto se mostrano malessere, significa che si sa che quella posizione è pericolosa, no???

Come fa il perito a dire che quella posizione di per sé è neutra e IRRILEVANTE???

Con una rabbia incalcolabile per tre lunghissimi anni di duro lavoro dell’avvocato Giovanni Conticelli, di impegno e lotta, di dolore riflesso dalla moglie Azzurra che non si è mai arresa, l’archiviazione di Arafet ci fa male, tantissimo, ci spezza in due tra delusione e frustrazione, ed è inaccettabile, non solo perché non rende giustizia alla morte di un uomo, ma perché giustifica LA POSIZIONE PRONA CHE HA PORTATO ALLA MORTE DECINE E DECINE DI UOMINI NELLE MANI DELLE FORZE DELL’ORDINE.

Abbracciamo Azzurra e Arafet.

Ci abbiamo provato e continueremo a lottare.

BASTA IMPUNITÀ!!

Acad-Onlus

SULLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PER LA MORTE DI ARAFET NON CI ARRENDIAMO: VERITA’ E GIUSTIZIA PER ARAFET!

In queste ore ci è pervenuta la richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero. Come ormai prassi, purtroppo, la tendenza è quella di archiviare morti e pestaggi quando ci sono di mezzo le forze dell’ordine. Il PM ritiene che la morte di Arafet avvenuta a Empoli il 19 gennaio 2019, sia dovuta ad una “reazione emotiva data dal suo stato di salute di estrema agitazione” in seguito all’intervento della polizia e che questa agitazione insieme “all’assunzione di cocaina avrebbero determinato un arresto cardiaco da morte elettrica in corso di intossicazione” in un contesto, sempre secondo il PM, nel quale i poliziotti “hanno agito in maniera regolare” e lo stesso i sanitari del 118 intervenuti. Alla luce di questo, uniti alla Moglie e insieme all’ Avv. Giovanni Conticelli, legale di Arafet e nostro rappresentante nella difesa delle parti civili, dichiariamo a gran voce che non si condivide in alcun modo le conclusioni del pubblico ministero e che provvederemo, nei termini di legge di 20 giorni, a proporre opposizione al GIP chiedendo ulteriori accertamenti, con particolare attenzione alle cause di morte, poiché il medico-legale consulente della difesa (della Moglie e di ACAD-Onlus), ha individuato invece elementi clinici e medico legali riconducibili ad una sofferenza respiratoria da asfissia posizionale che sarebbe concausa della morte di Arafet al di là del suo stato di alterazione dovuto all’intervento della polizia e all’assunzione di cocaina. Per questi motivi faremo ferma opposizione al GIP chiedendo di accettare questi ulteriori elementi anche e soprattutto alla luce del fatto che tutta la fase di colluttazione e dell’arresto di Arafet non sono state riprese da telecamere in quanto il fermo stava avvenendo nell’unica zona del locale sprovvista e che la testimonianza degli stessi poliziotti e degli altri soggetti coinvolti dice che Arafet era tenuto a terra a pancia all’ingiù, in posizione prona con le mani ammanettate, le gambe legate da una corda fornita dal proprietario del locale e con un poliziotto che lo teneva per le caviglie e altri due che lo tenevano per le spalle. In questo contesto quindi, riteniamo che debba essere fatta assolutamente chiarezza in quanto, lo ribadiamo, non convince in alcun modo la conclusione prodotta dal pubblico ministero.
VOGLIAMO VERITA’ E GIUSTIZIA PER ARAFET! LA MORTE NON SI ARCHIVIA.
Lotteremo fino alla fine per dare ad Arafet la dignità e il rispetto che merita.
Acad-Onlus

COMUNICATO DI AGGIORNAMENTO SULLA MORTE DI ARAFET ARFAOUI

Il caso di Arafet NON è assolutamente chiuso.
Con gli elementi ad oggi noti, sia sulla dinamica dei fatti sia sull’autopsia, NON è possibile escludere che le concause di morte del ragazzo di 31 anni, avvenuta ad Empoli il 17 gennaio durante un fermo di polizia con mani e piedi legati, siano imputabili a terzi.
Sono ancora in corso accertamenti medico legali delicati e complessi e col passare dei giorni crescono i dubbi e lo sgomento per quanto successo quel maledetto pomeriggio: se qualcuno avesse agito in maniera diversa Arafet sarebbe ancora vivo?
La fase investigativa prosegue, molti ancora sono i dettagli incompleti.
Rispediamo al mittente ogni conclusione frettolosa e inopportuna di una “morte per droga” uscita su alcuni mezzi di informazione che si sono immediatamente adoperati per strumentalizzare le notizie contenute nella relazione preliminare del medico legale nominato dal PM. Un primo test tossicologico ha accertato sì la presenza di cocaina, ma non le quantità, ed è una follia senza alcuna base logica e scientifica accostare ad ora le cause della morte a tale sostanza psicoattiva senza averne determinato i livelli. Ma purtroppo anche questo è un film già visto, per Cucchi, Aldrovandi, Magherini e troppi altri morti nelle mani dello Stato. Un film dal triste copione ripetitivo, che demonizza la vittima e rapidamente la dipinge come carnefice di se stessa.
Ma la verità spesso è un’altra, è quella scritta da chi ha combattuto per anni contro i depistaggi, contro le false testimonianze e l’omertà, contro le lastre con fratture omesse (Caso Cucchi), contro ricostruzioni fantasiose di deliri per droga senza basi scientifiche (Caso Aldrovandi, Magherini ecc..), contro le scale assassine, contro i manganelli che diventano guanti (Caso Ferrulli), contro filmati manomessi ad arte per garantire l’impunità a chi aveva con violenza agito (Caso Scaroni).
È vero che la TAC di Arafet ha accertato l’assenza di fratture, ma questo non esclude altri tipi di morte, e qualcuno ci dovrà spiegare la presenza di echimosi e segni di colluttazione sul volto e su altre parti del corpo, qualcuno ci dovrà spiegare la presenza di altri sintomi interni che necessitano di una comprensione approfondita. Per interpretazioni meticolose e professionali, affiancheremo al prezioso lavoro del medico legale di parte anche ulteriori consulenze specifiche.
Manteniamo pertanto la massima prudenza e riserbo sulla vicenda perché l’autopsia, come le indagini, non è ancora terminata e perché la Procura non ha ancora messo a disposizione tutte le carte e i filmati delle telecamere richiesti, fondamentali per ricostruire quanto avvenuto quel giorno. Ribadiamo quindi che gli elementi ad oggi in mano all’avvocato e ai consulenti della famiglia di Arafet, non permettono di escludere alcuna ipotesi sulle cause della morte, c’è ancora molto da valutare e chiarire prima di arrivare a concludere. Dalle dichiarazioni raccolte dai testimoni, tra cui gli stessi sanitari, abbiamo una sola certezza: all’arrivo del 118 Arafet era già morto.
Anche ciò che è successo nel bagno, unico luogo senza telecamere, è un passaggio rilevante su cui dovremo concentrare attenzione e indagini, l’assenza di immagini video probabilmente non ci darà mai la certezza di cosa è realmente accaduto là dentro, ma tutti i test sul corpo di Arafet molto potranno dire su cosa ha eventualmente subito.
Stiamo svolgendo i numerosi accertamenti e così sta facendo la Procura, ma andiamo avanti per la ricostruzione della verità con la massima attenzione e con l’autonomia imposta dalla nostra esperienza, costruita sulle tante vergogne processuali a garanzia troppo spesso di un impunità inaccettabile che ha gravato sul dolore già immenso delle tante altre famiglie che hanno pianto i loro cari in questi anni. Siamo stanchi di tutta questa sofferenza, ma determinati nell’andare fino in fondo.
Nell’attesa di fondamentali novità che usciranno a breve, continuiamo a chiedere l’aiuto di tutti su questo caso, sia per mantenere alta l’attenzione, sia per ribadire l’importanza del contributo di tutti. Ad oggi, 01/02/19, il preventivo complessivo per tutti i consulenti che stanno già lavorando, ammonta a 5.200 euro, cifra probabilmente destinata a salire. Nell’immediato siamo riusciti a coprire con la cassa interna di Acad (soldi derivati dal tesseramento più altri benefit) gli anticipi ai consulenti per un totale di 1.000 euro, altre realtà si sono in fretta mosse per contribuire a sostenere le spese più urgenti. Molte famiglie delle vittime hanno rinunciato in passato per paura e per l’enorme sforzo economico spesso necessario in questo tipo di processi, per questo sottolineiamo la necessità di non lasciar sola la famiglia di Arafet e di portare avanti questa battaglia di verità e giustizia con la forza della solidarietà popolare.
VERITÀ E GIUSTIZIA PER ARAFET
ACAD-Onlus

Brusciana x ACAD – Associazione Contro gli Abusi in Divisa

Domenica 3 febbraio alle ore 20.00 vi aspettiamo per una cena buffet di raccolta fondi per Acad Onlus – Associazione Contro gli Abusi in Divisa.
L’associazione sta sostenendo enormi spese medico legali per i vari casi che sta seguendo in primis quello empolese, che cerca di fare luce sulla morte nelle mani dello stato di Arafet Arfoui, 31enne deceduto giovedì 17 gennaio in pieno centro storico.
Riteniamo che sia dovere di ogni cittadino monitorare il lavoro dello stato, che opera per nostro conto e al quale abbiamo delegato importanti poteri, quali il monopolio della forza.
Così deve avvenire in un normale paese democtatico.
Respingiamo gli attacchi di chi dipinge Acad e le altre associazioni cittadine che si stanno muovendo sotto il suo il coordinamento come presuntuose, aggressive e contro le istituzioni a prescindere, ed invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare a questo momento di incontro con ACAD, che sarà con noi per presentarsi ed aggiornarci sul caso.
Sarà allestito un banchino con materiale informativo e sarà possibile tesserarsi all’Associazione per sostenerne le attività.

ACAD
web: http://www.acaditalia.it/
fb: https://www.facebook.com/AcadOnlus/

Ingresso gratuito
Riservato soci Arci

Un fiore per Arafet

Una ferita al cuore del centro cittadino di Empoli, un ragazzo di 31 anni morto con le manette ai polsi e i piedi legati.
Molte bocche hanno parlato, tante falsità sono state scritte su giornali e social sulla persona di Arefet, come a dover per forza ed in fretta giustificare una morte assurda. Come se Arafet, criminalizzato ed infangato, se la fosse cercata.
Come se in Italia esistesse la pena di morte per 20 euro forse false.
Una morte oscura, durante un fermo di polizia, in circostanze ancora da chiarire che contengono in sé elementi inquietanti.
Quel che è certo è che il 17 gennaio è un giorno che ha scritto una pagina orribile per la città di Empoli, quel che è certo è che nessuno ha offerto brioche e cappuccino ad un ragazzo in difficoltà, perché Arafet ha trovato la morte.
Tutto questo è inaccettabile, per questo insieme agli Ultras dell’Empoli ed alle molte realtà politiche e sociali che ancora hanno a cuore le sorti di questa Città e di chi la vive, abbiamo sentito forte la necessità di stringerci intorno ad una famiglia che piange un proprio caro e chiediamo a tutte e tutti di dimostrare la propria la solidarietà nei confronti di una famiglia ferita e di un ragazzo che non c’è più, portando un fiore sul luogo della sua morte. Vogliamo compiere un gesto che ricordi Arafet con umanità e amore nel rispetto della sua dignità di essere umano e dei suoi diritti violati.
Invitiamo perciò tutte e tutti coloro che vogliano ricordare #Arafet e stare vicino al dolore dei suoi cari, ad unirsi alla dimostrazione che si terrà sabato 26 gennaio in via F. Ferrucci 4, dalle ore 11.00 alle ore 17.00 per lasciare un fiore dove un ragazzo di 31 anni ha lasciato la vita.

ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa Onlus)
CSA Intifada
Potere al Popolo Empolese Valdelsa
Gli Ultras della Maratona
USB Livorno
COBAS Empolese Valdelsa
PRC Empolese
Settembre Rosso
Arci Empolese Valdelsa
Non una di meno Empolese Valdelsa
Collettivo antipsichiatrico Pisa
Associazione Culturale Tra i binari
Samuela Marconcini, consigliera comunale Fabrica comune per la sinistra.
Per info e adesioni: acadfirenze@autistici.org

COMUNICATO DI ACAD ONLUS PER ARAFET ARAFAOUI

COMUNICATO DI ACAD ONLUS PER ARAFET ARAFAOUI

Arafet-ArfaouiArafet Arfaoui, ragazzo di 31 anni, è morto giovedì 17 gennaio in un Money Transfer durante un fermo di polizia, due poliziotti nella prima volante, tre nella punto nera sopraggiunta successivamente.
Un altro morto nelle mani delle forze dell’ordine. Un altro calvario.
Un altro interrogatorio ai familiari senza dire alla moglie del decesso, ma con un cadavere steso già a terra a pochi chilometri di distanza.
In un clima di odio dove se sei tunisino, ex facchino disoccupato con qualche precedente, per alcuni sembra valere la pena di morte per 20 euro.
Nessuna brioche e cappuccino per ARAFET ARAFAOUI ma una corda ai piedi e momenti terribili prima della morte. Leggi tutto